Medici assistenti: è l’ora della svolta!
Pubblicato su “La Regione”, 26.05.2020, DG
Se mai ve ne fosse stato il dubbio, la pandemia ha dimostrato il valore strategico del sistema sanitario per la nostra società. Grazie alla pronta reazione delle autorità, degli ospedali e delle cliniche private, dei medici sul territorio, nonché grazie all’impegno e all’abnegazione di tutto il personale medico e paramedico, la Svizzera in generale e il Ticino in particolare, hanno saputo dare una risposta forte ed efficace al diffondersi del coronavirus limitandone le conseguenze, pur con l’importante tributo di vittime che purtroppo il Ticino ha sofferto.
La popolazione tutta ha poi fatto la sua parte, seguendo le disposizioni e le raccomandazioni delle autorità e dello Stato Maggiore di Condotta portandoci fuori dal picco epidemico. Si tratta ora di non abbassare la guardia perché il COVID 19 non è sconfitto; al contrario può ancora colpire duramente, se non vengono mantenute adeguate difese.
È però giusto guardare avanti e già ora capire come ci si dovrà muovere nel futuro, per migliorare ulteriormente le premesse che danno qualità e resistenza al sistema sanitario.
Qualche importante riflessione è già in atto, anche a livello politico, ad esempio per quanto concerne il personale infermieristico. La pandemia ha messo in luce rischi che nel passato erano stati parzialmente sottovalutati, come ad esempio l’insufficiente percentuale di personale indigeno, determinata dalla limitata dimensione dell’offerta formativa e delle condizioni contrattuali non sempre all’altezza delle aspettative delle giovani e dei giovani svizzeri.
È importante sapere che un discorso analogo deve essere fatto anche per il personale medico che opera negli ospedali e nelle cliniche private. I medici assistenti e i capi clinica, che in Ticino sono un migliaio, hanno risposto con grande professionalità e competenza all’emergenza coronavirus, prestando senza riserve la loro collaborazione, mai ponendo limiti di tempo alla loro presenza negli ospedali e nelle cliniche. Hanno fatto quello che giustamente ci si può attendere da chi, oltre alle competenze tecniche, ha un elevato senso di responsabilità. E come Presidente dell’associazione che li rappresenta, voglio ringraziarli per questo impegno.
È però importante sapere che quanto accaduto ai medici assistenti e ai capi clinica nei mesi scorsi costituisce da troppo tempo la regola e non l’eccezione. A fronte infatti di una legge sul lavoro che limita il loro impegno settimanale a 50 ore (!), è prassi che i medici assistenti lavorino molto di più, oltre ad una serie di altre disposizioni del contratto di lavoro che non vengono tenute in debita considerazione.
In un sondaggio recentemente realizzato dall’istituto DEMOSCOPE per conto dell’Associazione Svizzera dei Medici Assistenti e dei Capiclinica (ASMAC), al quale hanno partecipato ben 3000 medici su tutto il territorio nazionale, il 62% delle persone interpellate ha concreti problemi con la durata settimanale del lavoro (che raggiunge mediamente 56 ore). Questa situazione, che si trascina da anni, ha conseguenze non solo sulla qualità della vita personale, ma anche sulla qualità delle prestazioni, così come sulla necessaria attenzione verso la formazione, che per i medici assistenti in particolare costituisce un aspetto fondamentale. Da non sottovalutare inoltre la possibilità concreta, come dimostrato in un sondaggio del 2016, che un numero crescente di medici abbandoni la professione perché considera intollerabili le condizioni di lavoro.
Medici assistenti e capiclinica chiedono da tempo che la questione venga finalmente affrontata e che siano adottate misure atte a far rientrare l’impegno degli interessati nei parametri contrattuali. L’ASMACT ha già messo sul tavolo proposte concrete chiedendo, laddove necessario, di aumentare il numero di medici negli ospedali per consentire il rispetto degli orari e del carico di lavoro. Una riflessione importante, pure sollevata dall’associazione con il progetto “Medicina, non burocrazia!”, invita a potenziare il personale amministrativo per sgravare i medici da attività burocratiche e procedurali che ne distolgono l’attenzione verso i pazienti.
È ora auspicabile che chi di dovere dia adeguate risposte e che nessuno consideri quanto esposto con questo scritto una questione sindacale che interessa solo la categoria dei medici assistenti e dei capiclinica. Ricollegandoci a quanto dicevamo all’inizio, il corretto funzionamento del sistema sanitario concerne tutta la società e tutti gli attori devono poter operare in condizioni di massima sicurezza (sia fisica sia psichica), con immutata motivazione e corretto riconoscimento delle aspettative professionali e personali!